In questi giorni si è tornato a parlare di una delle pagine più tristi, ma spesso dimenticate, del XX secolo, il Genocidio del popolo armeno.
E' stato sufficiente un riferimento al tragico evento da parte di Papa Francesco per creare un caso diplomatico molto serio fra il Vaticano e la Turchia, che ha prontamente ritirato il proprio ambasciatore dalla Santa Sede.
Con genocidio armeno si fa riferimento a due episodi strettamente collegati, il primo avvenuto fra il 1894 e il 1896 su ordine del sultano dell'Impero Ottomano Abdul-Hamid II, il secondo avvenuto durante la Prima Guerra Mondiale nel biennio 1915-1916.
Sebbene si possa parlare di genocidio in entrambi i casi in genere si fa riferimento al secondo caso poiché fu il più cruento e maggiormente organizzato, pianificato.
Il contesto storico: verso la fine del 1800 e gli inizi del 1900 l'Impero Ottomano, che comprendeva l'odierna Turchia e i Balcani, veniva definito ""l'uomo malato d'Europa" era un impero al collasso, in decadimento politico, economico, militare, dove molte etnie e molte religioni diverse dovevano convivere sotto il rigido controllo militare Ottomano. Serbi, bulgari, albanesi, curdi, siriani, palestinesi, armeni e turchi vivevano in equilibrio precario in una polveriera che sarebbe poi esplosa nelle guerre balcaniche e nella prima Guerra Mondiale con il collasso definitivo dell'Impero.
Proprio per indebolire l'Impero la Russia appoggiò i movimenti indipendentisti degli armeni, che all'epoca erano più di due milioni, per facilitare la propria espansione attorno al Mar Nero.
Gli armeni esasperati dal pugno di ferro ottomano occuparono la banca ottomana a Istanbul, la reazione immediata del governo consistette nello sterminio di 50.000 armeni.
La situazione si ripresentò durante la Grande Guerra, l'Impero Ottomano stava perdendo su tutti i fronti e i reggimenti provenienti dalle province più lontane disertavano frequentemente, in particolare truppe armene si allearono con i russi, ristabilendo "l'alleanza" stipulata anni prima, il governo dei "Giovani Turchi" come risposta fra il 23 e il 24 aprile del 1915 fece arrestare a Istanbul tutta l'elitè culturale e politica armena, circa mille persone, fra cui poeti, giornalisti, politici di rango, artisti e intellettuali che vennero tradotti nell'entroterra dell'Anatolia e barbaramente uccisi.
Nei mesi successivi queste deportazioni furono via via più sistematiche e portarono alla morte di un milione e duecentomila persone, stando alle stime degli storici, per fame, fatica o assideramento.
La Germania, all'epoca alleata dell'Impero Ottomano, fornì degli ufficiali di supporto per organizzare in modo scientifico ed efficiente le cosiddette "marce della morte" contribuendo a creare di fatto una prova generale per il successivo massacro degli ebrei durante la dittatura di Hitler.
Perché crea scandalo parlarne?â¨Perché in Turchia è considerato un tabù tutt'oggi la magistratura turca punisce con l'arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare in pubblico l'esistenza del genocidio degli armeni in quanto gesto anti-patriottico. I rapporti fra la Turchia e l'Unione Europea spesso scricchiolano attorno al tema del riconoscimento del massacro.
Il governo turco ancora oggi nega gli eventi del 1915-1916 sostenendo che le vittime stimate in realtà furono molto meno e che non sia imputabile al governo turco la morte dei civili durante i trasferimenti forzati verso l'Anatolia.
Oppure giustificando delle uccisioni in massa, ma non orchestrate o organizzate secondo un preciso piano di sterminio etnico, facendo leva sulle condizioni drammatiche in cui versava l'Impero Ottomano nel periodo bellico.