Il mondo intero inorridisce di fronte alla catastrofe che si è consumata in Nepal, per ora i morti accertati dalle autorità nepalesi sono 4500, un'ecatombe, ma la cosa peggiore è che stando alle stime provvisorie basate sulla densità della popolazione e sull'entità dei danni alle strutture i morti potrebbero essere 10.000, senza contare i feriti e le persone che non avranno mai più un tetto sulla testa.
Al tremendo disastro umano si aggiunge la perdita materiale/immateriale costituita da secoli di storia architettonica del centro storico di Kathmandu, le nazioni unite e l'Unesco in particolare pensano già a una ricostruzione del sito.
Noi italiani con i sismi abbiamo dovuto conviverci per secoli e chi ha un minimo di empatia può comprendere la dimensione del dramma che stanno vivendo i nepalesi in queste ore.
Non è passato molto tempo dal terremoto dell'Aquila, il 6 aprile 2009,che è costato la vita a 309 persone e ha provocato danni, ancora non riparati, al centro storico dell'Aquila.
Senza dimenticare il sisma dell'Irpinia del 1980 e quello di Messina del 1908 che devastò la città.
In seguito a ogni evento sismico le reazioni seguono un macabro copione sempre uguale a sé stesso, una sorta di attraversamento di diverse fasi di elaborazione del lutto collettivo, c'è lo shock, la tristezza che diventa senso di impotenza, la ricerca di un colpevole a tutti per giustificare la tragedia, la rabbia per non averlo trovato e spesso, l'ultimo passo consiste in identificare come colpevoli i sismologi rei secondo parte dell'opinione pubblica di non aver saputo prevedere il sisma.
Ma è davvero possibile prevedere un terremoto? Se si come?
Una piccola introduzione scientifica per poter capire meglio il fenomeno, che cosa genera un terremoto?
Chiamiamo terremoto l'evento che si manifesta quando lo scontro tra due zolle causa una rapida vibrazione della crosta terrestre capace di sprigionare quantità elevatissime di energia. Quotidianamente sulla Terra si verificano migliaia di terremoti. Solo qualche decina sono percepiti dalla popolazione e la maggior parte di questi ultimi causano poco o nessun danno. La durata media di una scossa è molto al di sotto dei 30 secondi; per i terremoti più forti può però arrivare fino a qualche minuto.
In generale i terremoti sono causati da improvvisi movimenti di masse rocciose all'interno della crosta terrestre.
La superficie terrestre è infatti in lento, ma costante movimento, la cosiddetta tettonica delle placche, e i terremoti si verificano solo quando la tensione risultante accumulata da stress meccanici eccede la capacità o resistenza del materiale roccioso di sopportarla, cioè supera il cosiddetto carico di rottura.
Pertanto per rilevarli in tempo vengono utilizzati particolari strumenti detti sismografi, usati comunemente dai sismologi, e osservabili su sismogrammi; l'elaborazione incrociata dei dati di più sismografi sparsi su un territorio ad una certa distanza dal sisma permette di misurare in maniera abbastanza accurata l'epicentro, l'ipocentro e l'intensità del sisma; quest'ultima può essere valutata attraverso le cosiddette scale sismiche.
Alcuni terremoti, soprattutto i più forti, sono anche accompagnati, anticipati o seguiti da fenomeni naturali inusuali detti precursori sismici come: lampi, variazioni improvvise del campo magnetico, elettrico o della radioattività locale; interferenze nelle comunicazioni radio; agitazione degli animali; variazione del livello delle falde o delle acque costiere; attività vulcanica. Tutte queste manifestazioni hanno trovato riscontro nelle osservazioni e nelle testimonianze e sono state studiate e confermate dalla ricerca scientifica che è giunta alla spiegazione di ognuna di esse, anche se, in mancanza di consenso unanime, non costituiscono di fatto misure effettivamente riconosciute e adottate sul fronte della previsione.
Esistono solo delle correlazioni su larga scala fra questi fenomeni e il terremoto, nulla che possa far pensare a una correlazione 1 a 1 che garantirebbe la previdibilità del fenomeno.
Alcuni modelli fisici sperimentali di previsione sismica di natura statistica si sono rivelati abbastanza efficaci nel prevedere alcune sequenze di aftershock, ovvero tutte le scosse minori di assestamento successive al sisma principale,ma piuttosto inefficaci nel prevedere il main shock.
Allo stadio attuale della ricerca sismologica i risultati più concreti per la previsione dei terremoti si hanno dunque per via statistica nel lungo periodo ovvero consultando mappe di pericolosità che tengono conto dei tempi di ritorno di un sisma in un dato territorio, cioè calcolandone la probabilità di occorrenza. Tuttavia l'intervallo di tempo in cui si ritiene probabile il verificarsi di un sisma è piuttosto esteso, anche decine di anni, rendendo vano ogni tentativo ragionevole di prevenzione tramite evacuazione delle popolazioni.
Esistono tuttavia rilevanti voci fuori dal coro che ritengono possibile la previsione di un terremoto sia attraverso precursori sismici come il radon in alcuni casi, sia attraverso raffinati modelli di previsione statistica a medio termine. Ma nulla di tutto ciò è uniformemente accettato, e verificato, dalla comunità scientifica.