Immigrazione clandestina e profughi in Italia, miti, numeri e statistiche

Il drammatico bilancio della tragedia avvenuta nel canale di Sicilia dove hanno trovato la morte più di 700 persone, secondo le testimonianze dei superstiti più recenti le vittime potrebbero essere circa 900, ha sollevato ancora una volta il polverone mediatico attorno al tema dell'immigrazione, regolare e clandestina, nel nostro paese, fra battaglie di numeri, spesso spiegati male o non spiegati affatto, battaglie ideologiche, giochi di potere e slogan elettorali che non aiutan Photo by Rob Schreckhise on Unsplash

Il drammatico bilancio della tragedia avvenuta nel canale di Sicilia dove hanno trovato la morte più di 700 persone, secondo le testimonianze dei superstiti più recenti le vittime potrebbero essere circa 900, ha sollevato ancora una volta il polverone mediatico attorno al tema dell'immigrazione, regolare e clandestina, nel nostro paese, fra battaglie di numeri, spesso spiegati male o non spiegati affatto, battaglie ideologiche, giochi di potere e slogan elettorali che non aiutano certo l'opinione pubblica a formarsi adeguatamente sul tema.
L'approfondimento odierno di cronacanews.it approfondirà il fenomeno migratorio in Italia.
Prima di tutto una premessa necessaria ma spesso dimenticata nei talk show politici e nei TG, gli immigrati non sono profughi, i profughi non sono immigrati, senza tenere a mente questa differenza, che non è soltanto giuridica ma sta alla base della comprensione del problema, non è possibile capire il fenomeno.
Un profugo non sceglie di migrare, non si sposta per sua volontà ma è spinto a farlo da persecuzioni religiose, guerre nel proprio paese, condizioni di oggettiva impossibilità del continuare a vivere nella propria nazione e il diritto internazionale prevede che al profugo sia garantita assistenza e accoglienza nel paese che lo riceve.
L'immigrazione invece consiste in un cambiamento volontario della nazione in cui si vive per ragioni principalmente economiche o in un più generale miglioramento della qualità della vita.
Come distinguere quindi gli uni dagli altri considerando che spesso non è così marcata la differenza nella realtà? Il diritto internazionale prevede di verificare il paese di origine e se in esso vi sono in atto guerre, civili e non, persecuzioni razziali, etniche o religiose, o dittature in corso.
Tuttavia anche in questo caso spesso si cammina in un terreno minato perché l'identificazione di persone che in alcuni casi vengono da paesi in cui non esiste un equivalente della nostra anagrafe è una faccenda davvero complessa e spinosa.
Ma è comunque importante sottolineare che il diritto di espulsione del paese ospitante si può esercitare solo se si parla di immigrati irregolari, non sui profughi.
I numeri:
Secondo i dati Istat relativi al bilancio demografico nazionale, alla data del 1º gennaio 2014, risultavano residenti in Italia 4.922.085 stranieri, pari all'8,1% della popolazione residente totale (60.782.668 individui), con un incremento, rispetto all'anno precedente (2013), del 12,18% (+ 534.364 persone), in frenata rispetto all'aumento registrato dal 2009 al 2010 (da 3.891.295 a 4.235.059, cioè + 343.764, l'8,1%) ed in generale il più basso. L'incremento della popolazione straniera residente verificatosi nel corso del 2010 è dovuto non soltanto a nuovi arrivi ma anche ad un saldo naturale positivo di circa 73 000 unità. In diminuzione va conteggiata l'acquisizione della cittadinanza italiana di quasi 66 000 stranieri. Il fenomeno delle naturalizzazioni, seppure in costante aumento negli ultimi anni (+11,1% rispetto al 2009) è tuttavia ancora limitato. A titolo di paragone si consideri che in Francia nei soli anni 2005 e 2006 sono state concesse complessivamente 303.000 cittadinanze.
Secondo Eurostat, nel 2012 l'Italia era il terzo Paese europeo per numero assoluto di stranieri residenti, con 4,8 milioni, dopo Germania (7,4 milioni) e Spagna (5,6 milioni) insieme al Regno Unito (4,8 milioni). In termini percentuali invece si collocava all'undicesimo posto.
Quindi percentualmente non siamo neanche lontanamente il paese con più migranti e in termini assoluti siamo al terzo posto, data la poca appetibilità economica dell'Italia anche per i migranti che vedono il nostro paese spesso come tappa verso Nord Europa.
Questo già ci mette in chiaro che la nostra reale emergenza è concentrata nell'accoglienza iniziale più che nelle fasi successive, questo per ovvie ragioni geografiche difficilmente risolvibili.
Per risolvere questo problema vennero istituiti i programmi Mare Nostrum e Triton, l'uno un soccorso in acque internazionali, l'altro in acque territoriali a spese dell'Italia, entrambi hanno fallito in un certo senso perché le risorse di Spagna,Italia e Grecia, nonostante gli aiuti Europei si sono rivelate insufficienti di fronte ad un'emergenza sempre crescente.

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Roberto S.

Laureato al Dams indirizzo musicale con una tesi di laurea in filosofia della musica, si divide tra la redazione di contenuti promozionali e la programmazione lato web per il mondo Linux e Microsoft. Nel poco tempo libero che gli resta trova anche il modo di suonare il sax.

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